venerdì 8 giugno 2012

L'OSPEDALE DEI SANI


Chi ha bisogno di cure (musicali)?
I sani o gli ammalati?

L'antefatto.
In una scuola media (pardòn, secondaria inferiore) ad indirizzo musicale parte la campagna acquisti per gli allievi del prossimo anno scolastico: gran risuonare di grancasse nella quinta elementare (pardòn, primaria) per reclamizzare la selezione tra i bambini che, eletti tra gli eletti, potranno ricevere lezioni individuali di vari strumenti musicali in orario pomeridiano.
Alcuni sono interessati, altri meno.
Altri...
Ecco:
questi "altri" sono bambini ai quali la musica farebbe un gran bene, magari per compensare le loro difficoltà scolastiche, la loro situazione socioculturale, i loro deficit d apprendimento...
No, per loro non c'è posto.
Il test (datato 1966, si sente addirittura il calo di intonazione dovuto al pietoso riversamento in cd di cassette a nastro ormai mezze smagnetizzate) parla chiaro: non sa riconoscere gruppi di più suoni, non ripete alla perfezione ritmi complessi o non regolari, non distingue l'intonazione di alcuni suoni.
I più bravi, o semplicemente i più fortunati, passano, arriva una seconda selezione, tipo esame scolastico; professori schierati e candidato dall'altra parte della barricata. Non è presente nessun insegnante di classe, a cosa serve? Mica si valuta il bambino nella sua globalità: non serve conoscere la sua storia scolastica, il suo stile cognitivo, le sue competenze...qui siamo nell'etereo campo dell'arte dove tutto viene permesso: neanche all'esame di maturità si permette che un allievo sia esaminato da una commissione esclusivamente esterna!

L'esaminatore chiede: ora ti canto una melodia, tu devi ripeterla. Oppure, ora eseguo un ritmo con la matita sul bordo del banco ( ! ) tu ripetilo, ma sempre sul bordo, mi raccomando!
Un'altra chiede: fammi vedere la mano (che sia una chiromante?) Ma davvero si pensa di valutare le competenze musicali di un bambino così: tenendolo seduto su una sedia con la matita in mano? Qualche settimana dopo arrivano i risultati: qualche ammesso: i più predisposti, i più bravi, molti respinti. Respinti, come un esercito nemico al fronte. Che bello far scuola così: potersi scegliere i migliori, i più tranquilli, magari i più intelligenti, quelli che non ti daranno mai problemi, anche se sono costretti a firmare una specie di arruolamento volontario triennale, tipo marina militare: ossia per tre anni non possono cambiare strumento (neanche se, cammin facendo, scoprono che la chitarra era meglio del piano o le percussioni del flauto traverso). Perchè non fare un periodo di prova, non impegnativo e poi, assieme a famiglia, maestre e futuri insegnanti di strumento, decidere il da farsi?
Morale: a chi ha di più (orecchio musicale, senso ritmico, coordinamento) si offre ancora di più, a chi ha meno si offre di meno.
A un bambino con difficoltà di apprendimento ma che conosce i corali di Bach, la primavera di Vivaldi e che frequenta regolarmente le sale da concerto non si da spazio, ad altri che invece problemi non ne hanno si riservano i posti migliori, ma ha senso?
Ha senso, nelle scuole secondarie ad indirizzo musicale, fare una selezione a più livelli per scegliere la creme de la creme alla quale insegnare uno strumento musicale (con poca fatica) ed escludere bambini magari più motivati per i quali la musica rappresenterebbe un ottimo strumento di riscatto da una serie di difficoltà, scolastiche e non?
E le pari opportunità?
E l'attenzione per i più deboli?
Don Milani diceva: "Pensate se un tornitore potesse buttare i pezzi venuti male e consegnare al datore di lavoro solo quelli buoni: verrebbe licenziato immediatamente!" invece si continuano a somministrare test datati (e superati) per poi sottoporre chi li supera ad una ulteriore selezione "nasometrica" (non riesco a trovare termini più gentili) attraverso le quali si suppone di valutare il cosidetto talento musicale onde evitare di fare troppa fatica nei tre anni successivi...
Occorrerebbe una specie di rivoluzione copernicana: puntare l'obiettivo sui più deboli, ma davanti ad una cattedra a rischio, ad insegnanti che si nascondono dietro il famigerato test di Bentley (1966, come se da allora in poi non si fosse più fatto nulla!) tutti si inchinano e l'ospedale continua a curare i sani e respingere gli ammalati.

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